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Sistemi di produzione

Di fronte alla grande mole di prodotti di scarto che ricoprono estese porzioni del sottobosco nelle officine di lavorazione del territorio di Pau, non sorprende la rarità di strumenti finiti. In effetti, qui la catena operativa della trasformazione della materia prima si arresta agli stadi preliminari della messa in forma di nuclei, i quali dovevano costituire l'obiettivo principale, se non esclusivo, degli scheggiatori. Tali prodotti, immessi nelle reti di scambio, raggiungevano gli insediamenti abitativi dell'Isola e d'oltremare, nei quali sono documentati con relativa frequenza soprattutto durante il Neolitico finale e la prima Età del rame (IV millennio a.C.). È in questi siti che doveva aver luogo la fase conclusiva della parabola tecnologica, con la produzione finale degli strumenti, il loro uso, rifacimento, riuso, fino al definitivo abbandono.

Nelle officine del Monte Arci, analizzando la massa apparentemente anonima e caotica dei sottoprodotti lasciati al suolo durante il procedimento della scheggiatura, è possibile fare alcune osservazioni riguardo ai principali aspetti tecnici della produzione. La maggior parte delle schegge di scarto è pertinente al cosiddetto stadio di decorticamento del blocco naturale, che consiste nell'eliminazione della superficie naturalmente alterata del blocco. Le successive tappe della riduzione sono praticate esclusivamente con la tecnica di percussione diretta al percussore duro. Di questi strumenti, in roccia ignea non locale, sono stati rinvenuti esemplari con forma, materia e dimensione variabili, caratteristiche tutte funzionali alle differenti fasi di apertura, sbozzatura e prima messa in forma della materia prima in nuclei.

La morfologia generale dei nuclei di Pau è poliedrica e irregolare e, al massimo sfruttamento, tende verso un profilo conico per assottigliamento progressivo dell'estremità opposta al piano di percussione. Quest'ultimo è liscio, più raramente conserva la superficie naturale e si correla con la comune forma prismatica e angolare dei blocchi di materia prima locale di ossidiana SC. Con materiale naturale di siffatta forma l'azione di sgrossamento è più agevole, senza implicare complesse fasi di preparazione (lame di cresta).

          

La maggior parte di questa produzione nel complesso si inquadra nel Neolitico recente-finale. Tuttavia, sulla massa più antica dei resti di queste officine di scheggiatura (atelier) è evidente l'azione di disturbo causata dalla sovrapposizione di attività più tardive, dell'Età del bronzo medio. Ne sono prova i numerosissimi casi di nuclei su scheggia, a stacchi singoli o plurimi di piccola dimensione ottenuti dalla faccia inferiore di una scheggia per produrre tipici microliti geometrici. Per alcuni esemplari è evidente che siano state riutilizzate schegge di scarto delle più antiche catene operative neolitiche.