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Tecniche di lavorazione

Le rocce dure come l'ossidiana, la selce, il diaspro, sfruttate come materie prime per la produzione delle industrie litiche scheggiate, possiedono proprietà fisiche che permettono loro di registrare numerose informazioni utili dal punto di vista archeologico.

Ogni colpo inferto sulla pietra viene da essa registrato come segno, traccia fedele e definitiva delle azioni attuate. Sulla base del riconoscimento di questi segni e della loro interpretazione, l'archeologia cerca di comprendere in che misura essi siano da attribuire ad un gesto tecnico.

           

Per un’analisi puntuale un singolo attributo non può essere considerato diagnostico di una specifica tecnica; è la ricorrenza di certe associazioni di stigmate ad essere discriminante, poiché propria di un modo specifico di esercitare la forza di rottura sulla materia, nell’ambito dell’applicazione di una determinata tecnica.

Solo un’analisi di tipo sperimentale può contribuire concretamente alla decodifica degli attributi morfologici e tecnici dei manufatti che possono identificare un’azione umana. Pertanto le stigmate diagnostiche per essere riconosciute come tali, devono essere sottoposte ad uno studio comparativo basato sulla scheggiatura moderna delle rocce dure.

E’ necessario inoltre, che i referenti sperimentali siano riprodotti ad hoc sulla base dei caratteri morfologici dei pezzi archeologici della serie oggetto di studio.

Attraverso l'archeologia sperimentale possiamo ricostruire l'impiego di 3 differenti tecniche di scheggiatura della pietra.  

La tecnica più antica per la produzione di manufatti su scheggia e su lama è la Percussione diretta. Si tratta in genere di supporti spessi e irregolari, in particolare se il percussore impiegato è in pietra dura. In ragione di tali caratteristiche si discriminano agevolmente dai supporti prodotti con le altre tecniche. Manufatti più regolari, invece, possono essere ottenuti colpendo direttamente la roccia con la pietra tenera e con il legno: essi talvolta presentano aspetto affine a quelli staccati mediante la tecnica per percussione indiretta.

              

La tecnica della percussione indiretta, contraddistinta dall’uso di uno strumento intermediario tra il percussore e il nucleo, permette di controllare meglio l’applicazione della forza e quindi di ottenere supporti ben più regolari rispetto alla percussione diretta. Le industrie litiche ottenute per percussione indiretta hanno margini e nervature rettilinee e spessori ridotti. La pratica sperimentale ha dimostrato che per percussione indiretta si possono produrre lame lunghe fino a 30 cm e assai regolari. L'identificazione di questa tecnica sui manufatti archeologici è estremamente complessa dal momento che anche con la tecnica per pressione se ne possono produrre di simili.

              

La tecnica della pressione si ottiene attraverso l’imposizione di una forza controllata esercitata in modo da ottenere prodotti di scheggiatura assai regolari. Le lame ottenute per pressione sono sottili e rettilinee nei margini laterali con nervature dorsali parallele o convergenti e in alcuni casi la loro lunghezza può arrivare a superare i 40 cm

Gli errori di scheggiatura sono pressoché assenti e ciò permette di mettere in atto stime in termini di produttività: da un nucleo si possono ottenere mediamente 50/100 lame.

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