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Impiego

Raramente nelle officine di lavorazione dell'ossidiana si documenta la presenza di manufatti finiti.

Quelli che vi si rinvengono comunemente sono assai poco curati e standardizzati. Essi verosimilmente sono stati prodotti per essere impiegati nell’immediato per le esigenze di coloro che erano addetti e addette alla scheggiatura, per la manutenzione e per il ripristino degli strumenti personali e per la lavorazione dell’ossidiana. La sala 4 del museo ne presenta una rassegna sintetica.

Si tratta di strumenti per incidere detti bulini, oppure per tagliare, piallare e regolarizzare la materia organica dura quale il legno e l’osso come i raschiatoi e i grattatoi.

Tra gli strumenti documentati nel territorio di Pau compaiono anche punte dotate di peduncolo e preforme per realizzare le punte, denominate pezzi foliati. Le punte, utilizzate come armature di freccia, provengono da siti estranei alle aree di affioramento, verosimilmente specializzati in altre attività di sussistenza come la caccia.

Una particolare produzione di strumenti riferibili ad epoca assai più recente, infine, è attestata nell’officina di lavorazione di Sennixeddu. Attraverso il riuso delle schegge di scarto abbandonate dagli scheggiatori neolitici che li avevano preceduti di almeno duemila anni, scheggiatori dell’età del Bronzo, nel pieno sviluppo della civiltà dei nuraghi, hanno prodotto dei particolari nuclei su schegge denominati Janus. Da questi nuclei era possibile staccare da uno fino a cinque piccoli e semplici strumenti di forma lunata, da impiegare verosimilmente come lame inserite su manici in legno. Alcuni di questi elementi sono stati rinvenuti in insediamenti rioccupati in età nuragica dello stesso territorio di Pau, come l’area di Su Forru de is Sinzurreddus; assai più di frequente si rinvengono in nuraghi e villaggi nuragici di diversi distretti dell’isola, prevalentemente se non esclusivamente prodotti impiegando l’ossidiana SC del territorio di Pau.

            

A partire dalle schegge, dalle lame e dalle lamelle, nei villaggi venivano prodotti strumenti compositi realizzati impiegando anche materiale deperibile quale legno,osso, corde vegetali e animali, resine. Grazie all’archeologia sperimentale è possibile ricostruire l’aspetto plausibile di alcuni di questi strumenti e conoscere le modalità del loro impiego. Sono essi falci, trapani, coltelli, frecce e pialle di varia forma, utili a praticare le azioni quotidiane proprie della vita delle comunità dedite alla pastorizia e all’agricoltura del periodo neolitico e dell’età del Rame.