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Nel corso del periodo Neolitico, le comunità che popolavano la Sardegna fecero intenso uso dell’ossidiana. Tuttavia, pur con modalità differenti legate in particolar modo alle risorse litiche disponibili nei singoli territori, utilizzarono anche le numerose altre materie facilmente reperibili: diaspro, selce, quarzo, marna, glauconite.
Il museo dell’ossidiana, nella sua prima sala espone una preziosa collezione esemplificativa delle materie presenti sul Monte Arci utilizzate e sfruttate dalle comunità nel periodo Neolitico.
Si tratta di rocce provenienti perlopiù dal distretto meridionale del Monte Arci, la cui struttura omogenea e vetrosa ne assimila il comportamento della frattura a quella della nostra roccia vulcanica, risultando anch’esse adatte a generare schegge dai margini taglienti. Forse anche per il fatto che si potevano trovare frammiste nel terreno insieme con la più apprezzata ossidiana, esse sono state talvolta impiegate per la realizzazione di utensili, come documentano i ritrovamenti archeologici.
La loro formazione è ben più antica dei tempi dell’ossidiana e risale all’Oligo-Miocene, tra 30 e 15 Milioni di anni fa, quando ancora il massiccio del Monte Arci non si era formato e al suo posto, nella piana del Campidano, si stendeva un fondale marino sul quale si depositarono potenti strati di sedimenti.