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Insediamento umano

A partire dall’estate del 2002 il Monte Arci è interessato da un progetto di ricerca “Monte Arci Project - Pau, OR”, a cura del direttore scientifico del Museo, Prof Carlo Lugliè, docente di Preistoria e Protostoria presso l’Università degli Studi di Cagliari.

Le numerose campagne di scavo succedutesi nel tempo hanno portato alla individuazione di numerose aree di interesse tra le quali spicca la piccola cavità naturale denominata Su Forru de is Sinzurreddus (il forno dei pipistrelli). La grotticella si apre a circa 500 metri di quota nel versante nordorientale del massiccio del Monte Arci, in comune di Pau e in posizione distante rispetto alle piane a vocazione agricola che hanno costituito l’interesse principale per le comunità che popolarono questa porzione di territorio nel periodo neolitico.

                 

La sua importanza sembra doversi mettere in stretta relazione con l’area di lavorazione dell’ossidiana di Sennixeddu, individuata a breve distanza dalla cavità. Area che risulta la più estesa dell’intero Mediterraneo per questo specifico periodo della preistoria.

Dallo studio dei numerosi reperti individuati nella grotticella è oggi possibile ipotizzare che in prossimità dei luoghi di lavorazione dell’ossidiana vi fosse una presenza umana di tipo stabile.

La cavità si è formata naturalmente circa 3 milioni di anni fa, all’epoca delle eruzioni riolitiche che caratterizzano questa porzione del versante nordorientale del Monte Arci. Ha forma ellittica e una superficie ellittica di circa 20 mq. L’imboccatura anticamente doveva trovarsi a circa 4 metri di altezza rispetto all’attuale piano di campagna. Lo scavo dei depositi ha consentito di individuare tutte le fasi di occupazione del sito e di comprenderne i diversi utilizzi. La fase più antica di frequentazione è da collocare nel Neolitico Medio, nel corso della fase nota come “San Ciriaco” durante la quale, forse anche in ragione dell’accesso difficoltoso che potrebbe averne favorito la scelta, la cavità è stata utilizzata come luogo di sepoltura.

Lo studio dei resti umani basato sulle forme residue riconoscibili: falangi e denti, ha consentito di riconoscere la presenza di almeno 24 individui dei quali 18 adulti (12-55 anni) e 6 giovanissimi (0-8 anni).

Le analisi archeometriche hanno evidenziato che i cadaveri, le cui ceneri erano state deposte nella grotticella, avevano subìto una combustione intenzionale a temperature talvolta superiori ai 900 gradi centigradi.

Il numero elevato degli individui induce a pensare che la comunità attribuisse una forte valenza simbolica al luogo mentre, la consistente presenza di subadulti e l’impiego del medesimo rituale funerario è stata interpretata come segnale di una occupazione relativamente stabile del territorio, almeno a partire dall’età media del periodo Neolitico.

Le ricerche nel territorio sono tuttora in corso e si attendono ulteriori dati utili a ricostruire la storia del popolamento del Monte e, in particolare, del settore interessato dalla presenza delle straordinarie officine di lavorazione dell’ossidiana.