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Proprietà fisiche

L'aspetto di un pezzo di ossidiana varia sensibilmente in primo luogo in funzione dello stato di evoluzione della superficie, cioè delle modificazioni subite a partire dal momento di formazione della roccia. A causa del raffreddamento e del contatto con materiale eterogeneo all'atto del consolidamento del magma o in conseguenza dei processi di alterazione provocati dall'esposizione agli agenti meteorici, l'ossidiana allo stato geologico presenta delle patine che mascherano le caratteristiche proprie delle superfici scheggiate di fresco.

Solo su una superficie fresca il comportamento qualitativo della luce incidente sulla superficie consente di rilevare a colpo d'occhio differenze tra le numerose varietà di ossidiana.

                

L'omogeneità del fluido e l'alto grado ialino generano superfici dall'aspetto brillante, simili a quelle di un diamante.

La lucentezza, ossia l'entità della luce riflessa, è proporzionale al grado di rifrazione, all'assorbanza (densità ottica) e alla dispersione della luce stessa. Pertanto, a parità di spessore del campione preso in esame, le varietà di ossidiana trasparenti hanno un lustro adamantino o vitreo nelle superfici. Per converso, indici inferiori di rifrazione e permeabilità alla luce si associano a lustri superficiali che ingenerano un effetto comparabile ora a quello del vetro ora a quello di sostanze resinose o grasso-oleose.

Per la lucentezza delle superfici dell'ossidiana un ruolo essenziale è ricoperto dal grado di cristallinità del vetro ma anche dalla tessitura della superficie, ossia dall'insieme delle sue caratteristiche geometriche.

A strutture liscie regolari, proprie dei tipi di ossidiana più vetrosi, fanno riscontro quelle più granulari, interessate in misura variabile dalla presenza di depressioni, micro-cavità, deviazioni irregolari dalla planarità, inclusioni. Questi ultimi caratteri ingenerano l'opacità, sovente associata ad imperfezioni più o meno evidenti ad occhio nudo.

Le inclusioni sono determinanti nel caratterizzare l'aspetto delle superfici, totalmente immerse nella massa vetrosa e visibili solo in trasparenza, oppure affioranti distintamente. La dimensione delle inclusioni cristalline è un parametro utile per la loro classificazione. In particolare sono definite strutture porfiriche della superficie quelle nelle quali i cristalli siano visibili macroscopicamente. Questi si presentano isolati o, più comunemente, in aggregati radiali dall'aspetto di masse sferiche unitarie (sferoliti). Talora si associano in lunghe file dall'andamento sub-parallelo a comporre delle bande.

Più raramente, tra gli elementi che determinano la qualità dell'aspetto delle ossidiane rientrano anche le bolle, cavità sferoidali determinate dalla fuoriuscita di sostanze gassose dalla massa fusa durante il rapido consolidamento o dalla rimozione di inclusioni cristalline a seguito di fratture. La serie di cavità su una superficie a frattura fresca le conferisce un aspetto vescicolare.

Si hanno infine delle ossidiane nelle quali i processi di alterazione e di idratazione hanno prodotto la formazione di aggregati cristallini perlopiù di quarzo e feldspati: in esse le superfici si presentano macrogranulari, con basso indice di coesione, per cui tendono a sfaldarsi con facilità e risultano non lavorabili per la produzione di schegge